Le piante sono state il primo modo di curare le malattie, i primi farmaci.
Già nella preistoria l’uomo primitivo mangiando bacche o radici scoprì che esse avevano la capacità di curare alcuni disturbi.
Alcune piante sono famose anche grazie a riferimenti mitologici: ad esempio l’achillea prende il suo nome da Achille, il noto protagonista dell’Iliade omerica, che la utilizzava per curare le ferite. È nota infatti la proprietà cicatrizzante di tale pianta.
Tutti possiamo ricordare o farci raccontare da nonni e genitori i vecchi rimedi per la tosse a base di frutta secca o quelli per far addormentare i bambini a base di papavero (la famosa papagna). Infatti fino alla seconda metà dello scorso secolo lo stesso farmacista, su prescrizione medica, mescolava diversi tipi di polveri provenienti dalle piante per preparare tisane, estratti o tinture poichè ancora non erano disponibili le tante “specialità medicinali industriali” che oggi utilizziamo comunemente.
E il valore delle piante medicinali è tutt’ora ampiamente riconosciuto tanto è vero che molti dei farmaci attualmente in uso derivano da esse.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Salute le piante medicinali sono tutti i vegetali che contengono, in uno o più dei loro organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici cioè per curare le malattie.
Più precisamente la parte della pianta che contiene le sostanze responsabili dell’attività farmacologica, ossia i “principi attivi”, viene definita DROGA. Ovviamente in questo caso il termine droga non ha nulla a che vedere con il fenomeno sociale legato all’abuso di alcune sostanze con effetti allucinogeni o stupefacenti e quindi per scopi non terapeutici.
Spesso nella droga vegetale, insieme al principio attivo, sono presenti altre sostanze, dette coadiuvanti, che da sole non svolgono nessuna funzione ma che sono indispensabili per l’attività farmacologica della pianta medicinale. L’insieme di sostanze attive e coadiuvanti prende il nome di fitocomplesso.