La scoperta di nuovi farmaci è un evento piuttosto raro e avviene grazie all’investimento economico che alcune aziende farmaceutiche effettuano nella ricerca.
Nel momento della scoperta del farmaco l’azienda ne richiede il brevetto che consiste nel diritto esclusivo di realizzarlo, di disporne e di commercializzarlo.
Da questo momento in poi comincia la sperimentazione che servirà per valutare l’efficacia del nuovo principio attivo nonché eventuali effetti collaterali e controindicazioni. Tale periodo dura circa 10 anni.
Solo successivamente l’azienda potrà commercializzare il farmaco con un nome di fantasia e mediamente ne manterrà l’esclusiva per ulteriori 8-10 anni.
Alla scadenza del brevetto anche altre industrie possono iniziare a produrlo. Nasce così il farmaco generico o equivalente.
Le aziende produttrici del farmaco equivalente devono rispettare le seguenti regole:
Il nome del farmaco è quello del principio attivo seguito da quello dell’azienda produttrice. Ad esempio Amoxicillina EG.
- Il farmaco generico deve avere un costo minore almeno del 20% rispetto alla specialità corrispondente.
- Il farmaco generico deve essere la copia bioequivalente di una specialità medicinale regolarmente in commercio.
Bioequivalenza significa che la specialità e il farmaco generico devono avere esattamente lo stesso comportamento, una volta entrati nel nostro organismo, in termini qualitativi e quantitativi.
Quindi il generico non è una sottomarca che costa meno perchè di scarsa qualità. Se infatti ne è stata approvata l’immissione in commercio è stato anche dimostrato che esso ha caratteristiche sovrapponibili al farmaco cosiddetto “di marca”. Il costo minore è dovuto al fatto che le aziende del generico devono recuperare solo i costi di produzione e distribuzione del farmaco in quanto quelli non irrisori della ricerca sono stati sostenuti totalmente dalle Aziende che avevano brevettato il principio attivo.