I principi dell’omeopatia
Il termine omeopatia venne usato per la prima volta nel 1796 dal dott. Hahnemann il quale sosteneva che una sostanza che a dosi elevate provoca nell’uomo una malattia ha anche il potere di curarla se usata a dosi molto piccole. Quindi in omeopatia per curare una malattia, si deve individuare la sostanza che ne provoca i sintomi e poi curare il malato con quella stessa sostanza utilizzata a dosi omeopatiche. Infatti la parola omeopatia deriva dal greco homoios = simile e pathos = malattia. Essa è quindi fondata sul principio della similitudine da cui l’aforisma “similia similibus curantur” (i simili si curano con i simili).
Facciamo un esempio. L’Aconitum napellus è una pianta la cui radice è molto tossica al punto che il dosaggio di solo 1 mg causa la morte immediata di un uomo di 60 kg. Gli effetti tossici si manifestano in modo immediato con formicolio al viso, bruciore alla bocca, vomito, diarrea, sudorazione, dilatazione della pupilla, abbassamento della temperatura, paralisi degli arti, perdita della conoscenza, battito cardiaco prima lento, poi irregolare e veloce, respirazione difficile.
Ma un preparato omeopatico a base di aconitum può curare ciascuno di questi sintomi.
Come si prepara un farmaco omeopatico?
Si parte da una materia prima che può essere di origine vegetale, animale o minerale. Tale sostanza di partenza prende il nome di “ceppo omeopatico”.
Il ceppo di origine vegetale è la TINTURA MADRE che è ottenuta facendo macerare in acqua e alcool piante intere o parti di esse. I preparati omeopatici da ceppi vegetali costituiscono oltre il 60% del totale.
Il ceppo di origine animale è costituito da animali interi, loro parti o secrezioni (come i veleni) macerati in acqua e alcool.
I ceppi di origine minerale sono sostanze chimiche di origine naturale chimicamente definite. Ad esempio il Natrum muriaticum è il sale marino.
I ceppi che possono essere liquidi o in polvere vengono poi diluiti con altri solventi liquidi (acqua, alcool o glicerina) o con altre polveri (zuccheri come lattosio e saccarosio).
Le diluizioni omeopatiche sono ottenute con una serie di diluizioni successive del ceppo seguite da un’agitazione energica detta dinamizzazione.
Esistono diverse tecniche di diluizione. Le più utilizzate sono le seguenti:
- Metodo di diluizione secondo Hanhemann (diluizione CH =centesimale Hahnemanniana)
Si preleva 1ml dal ceppo e si scioglie in 99ml di solvente. Si agita energicamente (dinamizzazione). Da questa soluzione così dinamizzata si preleva 1 ml e si diluisce con 99 ml di solvente e così via per il numero di volte che lo si ritiene necessario. Dopo aver effettuato 4 volte tale procedimento si ottiene una diluizione 4CH. Quindi la Belladonna 4CH è ottenuta da 4 diluizioni centesimali successive del ceppo.
- Metodo di diluizione secondo Hanhemann (diluizione DH= decimale Hahnemanniana)
Si preleva 1ml dal ceppo e si scioglie in 9ml di solvente. Si agita energicamente (dinamizzazione). Da questa soluzione così dinamizzata si preleva 1 ml e si diluisce con 9 ml di solvente e così via per il numero di volte che lo si ritiene necessario. Dopo aver effettuato 4 volte tale procedimento si ottiene una diluizione 4DH.
- Metodo di Korsakoff (diluizione korsokoviana K)
Si utilizza un flacone di vetro da 15 ml nel quale si inseriscono 5 ml di ceppo. Si agita energicamente almeno 100 volte (dinamizzazione) poi il flacone viene svuotato e vi si introducono 5 ml di acqua distillata cioè la quantità di solvente che rappresenta circa 99 volte il volume del ceppo rimasto adeso alle pareti del flacone. Si agita 100 volte e così si ottiene la diluizione korsokoviana o 1K. Continuando il procedimento si ottiene la seconda diluizione (2K), la terza (3K) e così via.